lunedì 8 ottobre 2012

PER UNA COMUNITA' OFF-GRID


IL PARADIGMA DELLA POST-GLOBALIZZAZIONE



La crisi attuale, che prima di tutto è una crisi ecologica e dunque sociale, rende evidente la necessità di trasformazioni profonde e l’identificazione di nuovi paradigmi.
Tuttavia non è possibile dare vita ad una società ecologica e realmente sostenibile, senza porsi il problema di quale modello sociale si voglia applicare, considerando il presente iniquo ed insostenibile, soprattutto in prospettiva. Il giudizio ultimo sul valore e sulla desiderabilità di qualcosa è oggi, infatti, solo e soltanto di tipo meramente operativo; basandosi in gran parte sull’efficienza, sulle competenze e sul costo tecnico, dimentica costantemente le conseguenze ambientali e sociali delle sue applicazioni a breve e a lungo termine.
Come ci insegna l’ecologia, i sistemi dotati di maggiore resilienza, sono quelli complessi, basati cioè su di un grande numero di soggetti in interconnessione tra loro, mentre i più fragili sono quelli basati su pochi poli e pochi centri di potere. 
Noi crediamo quindi che, come già avvenuto nel passato, il cambiamento dei sistemi di gestione politica, sociale, culturale ed economica non possa che avvenire partendo dalle comunità locali trasformate in laboratori di un nuovo umanesimo, fatto di cittadini che hanno a disposizione gli strumenti necessari per un impegno partecipativo e responsabile in direzione della salvaguardia della biodiversità sia culturale, che naturale.
La sfida è quella di progettare intere comunità “fuori dalla rete”, intendendo con questo concetto comunità autonome e sostenibili dal punto di vista energetico, produttivo, economico e sociale, vale a dire in grado di responsabilizzarsi e di prendere decisioni di gestione municipale quanto più partecipative possibile.
Le parole chiave sono dunque: Offgrid totale, partecipazione, empowerment di comunità, autoproduzione integrata.
Comunità che sappiano non soltanto produrre autonomamente la propria energia attraverso piccoli impianti solari, eolici, idroelettrici, geotermici, ma anche in grado di far ricircolare i sistemi di scarico tramite la fitodepurazione, di usare sabbie nel compostaggio per la realizzazione di orti, di effettuare la raccolta delle acque piovane in sinergia con il solarcooling, di autoprodurre idrogeno come gas alternativo a quello delle grandi multinazionali del petrolio, di allestire ponti radio in alternativa alle grandi compagnie telefoniche e così via…
Comunità messe nelle condizioni di realizzare processi di coinvolgimento dei cittadini nella gestione dei beni e delle risorse che a questo punto diventano direttamente controllabili.
La creazione di percorsi partecipativi (bilanci partecipativi, progettazioni partecipate), di distretti di economia solidale, di processi di microcredito, di housing sociale, di gruppi di acquisto solidali o di fondazioni di comunità, di moneta locale, diverranno gli strumenti più semplici di gestione.
Il tentativo è quello di concentrare in una sola comunità tutte quelle buone pratiche che spesso oggi esistono, ma che non sono integrate tra loro e quindi non sono in grado di definire un vero e proprio modello organizzativo.
Per questo diventa fondamentale la messa in rete di competenze e professionalità diverse, scientifiche, imprenditoriali ed umanistiche per pensare nuove prospettive di sviluppo ed elaborare un progetto completo dal punto di vista ambientale e sociale in relazione allo sviluppo della ricerca, dell'innovazione e a sostegno dell'economia locale.